Milan a +18 dall’anno scorso: è cambiato tutto!

Milan a +18 dall’anno scorso: è cambiato tutto!

Il Milan a +18 rispetto alla sua versione nella stagione 2019/20. Miglioramento radicale dovuto al sorprendente cambio di mentalità e ad un’identità di gioco cementata

Esattamente 12 mesi fa il Milan di Pioli usciva sconfitto per 4 a 2 dal derby contro l’Inter e si trovava 8^ in classifica a 32 punti con Parma e Cagliari. Più precisamente, dopo la 21^ giornata della scorsa Serie A, il Milan aveva solo 31 punti e occupava la 6^ posizione della classifica. Era una squadra che rispetto a oggi non aveva certezze, ne in campo ne fuori. L’arrivo di Ibra aveva sicuramente risollevato il morale dell’intera piazza rossonera ma ancora non aveva risolto i problemi della squadra. A distanza di una anno è cambiato tutto e vediamo il Milan a +18… da se stesso.

La reputazione di Pioli

Il tecnico parmigiano è stato in grado di riscattarsi da un passato che non lo vedeva in grado di guidare un top club. Ha dimostrato di avere idee di calcio moderne e adattabili ai giovani di talento messi a sua disposizione. Inoltre ha gestito con sicurezza e pacatezza sia i momenti di sconforto che quelli di euforia, lasciando trasparire sempre grande ottimismo. Giustamente riconfermato per questa stagione, nella quale sta andando oltre le aspettative, nonostante le insistenti voci estive che davano altri profili sulla panchina del Milan. Complimenti dunque ad una dirigenza che ha creduto nel progetto e che ha definitivamente svoltato sotto la sapiente guida di Maldini.

La riscossa dei bocciati

Molti giocatori che oggi sono indispensabili per questo Milan sono stati spesso e volentieri criticati a causa del loro rendimento. È come se i vari Calahnoglu, Kessie, Calabria, ecc. si siano improvvisamente ricordati di essere giocatori che possono e devono fare la differenza. Soprattutto nel post-lockdown si sono viste le evoluzioni compiute da questi calciatori. Le geometrie di Bennacer, la corsa e le qualità tattiche di Kessie, la fantasia di Calahnoglu e l’imprevedibilità di Leao hanno cominciato a collaudarsi nel momento più complicato di tutti, quando il mondo intero andava nel panico. Infine c’è da ricordare che Ibrahimovic ha sicuramente portato nella quotidianità di Milanello una leadership e una mentalità inimmaginabili prima del suo arrivo.

La convinzione di essere forti

Da questo punto di vista è chiaro che vige il detto: “vincere aiuta a vincere” ma la vittoria in sé non è mai scontata. Il Milan avrebbe potuto anche perdere più punti di quelli che ha perso finora ma comunque non l’ha fatto anzi, ha giocato ogni partita come fosse la più importante battendo pure squadre più blasonate. I rossoneri hanno tante armi a disposizione e con la rosa al completo possono cambiare il tipo di partita all’interno della stessa gara senza snaturarsi. Va dunque dato merito a questo gruppo per essersi riscattato e per essere tra le migliori squadre della Serie A anche attraverso il gioco espresso in campo. Un gruppo che oggi ha la consapevolezza di potersi giocare obiettivi prestigiosi senza la pressione che hanno altre compagini di vertice.

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Alberto Vaccari