Kjaer: “Puntiamo al massimo. Rinnovo? Nessun problema, voglio restare al Milan”

Simon Kjaer è stato intervistato in esclusiva dal Corriere della Sera, nel corso della quale ha parlato anche del dramma Eriksen all’Europeo:
“Non sono un eroe – ha dichiarato – ho fatto solo quello che dovevo fare, senza pensarci, come avrebbe fatto chiunque altro”.
“Era un giorno storico per tutti noi danesi, la prima partita dell’Europeo, in casa nostra. Poi è successo quello che è successo. Ho avuto la prontezza di restare lucido, come tutti i miei compagni. È stato un lavoro di squadra, avremmo fatto ovviamente lo stesso se fosse stato un avversario. Tutto qua. L’unica cosa che conta è che Christian ora stia bene. Solo quello è importante. L’ho fatto senza riflettere. L’istinto mi guidava e ho fatto quello che dovevo, automaticamente. Era la prima volta che mi succedeva, spero sia anche l’ultima”.
I tifosi del Milan hanno chiesto al club di dare la fascia a Kjaer, ma il centrale ha le idee chiare: “Un capitano ce l’abbiamo già e si chiama Romagnoli. Fra noi c’è grande sintonia e sportività. Non m’interessa la fascia. Io do il massimo sempre e comunque”.
Lunedì sera il Milan inizierà ufficialmente la stagione sul campo della Sampdoria. L’obiettivo è fare meglio della scorsa annata: “La continuità ci sarà d’aiuto, ma stiamo lavorando per crescere ulteriormente. Siamo diventati più imprevedibili, più difficili da affrontare. Abbiamo perso Donnarumma e Calhanoglu? Sì, ma con Giroud davanti ci siamo rinforzati, è un grande attaccante. Ha esperienza, fame, sa fare gol. Anche in Champions sarà utile”.
È lecito sognare, dunque, ma è presto per parlare di Scudetto: “Una squadra come il Milan ha il dovere di puntare al massimo – ha affermato Kjaer – solo così si cresce. Io non ho mai vinto un campionato e mi piacerebbe riuscirci col Milan. Sarebbe un sogno. Ma ci sono anche gli altri. La concorrenza è forte. Davanti a tutti vedo Inter e Juve”.
I rossoneri, oltre a Giroud, potranno contare sul solito Ibrahimovic, un campione senza età che sposta gli equilibri: “Lui cambia le squadre da solo. Tutti insieme abbiamo iniziato un percorso. Ma non è ancora finita, ora serve un altro step. C’è armonia, unità. Ma soprattutto c’è voglia di lavorare. Perché senza lavoro, non si migliora”